COMUNICATO CGIL SNUR SUL CONTRATTO DELL'UNIVERSITA'

Roma, 23.12.2002

Il contratto del II° biennio dell'Università è stato siglato dopo un anno dalla scadenza. L'iter travagliato, lungo ed assolutamente anomalo è dovuto alla responsabilità delle controparti; si è reso necessario modificare più volte gli Atti di indirizzo prodotti dalla CRUI: il Dipartimento della Funzione Pubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri ed il Ministero del Tesoro hanno più volte sollevato rilievi e rinviato ai Rettori le loro note di indirizzo chiedendone variazioni; in questo modo si è perso molto tempo, con il rischio concreto che questo secondo biennio venisse rinviato al prossimo contratto, con la conseguente perdita delle risorse previste per il rinnovo del biennio economico, comprese quelle aggiuntive che sono il 2%.
Gli aumenti contrattuali mensili sono analoghi a quelli degli altri comparti e sono calcolati secondo un conteggio consolidato dai rinnovi contrattuali di tutti i comparti.
Oltre agli aumenti degli altri comparti l'Università vede riconosciuto un 2% di risorse aggiuntive, parte a carico del MIUR, parte a carico dei bilanci degli Atenei, che è quanto da noi richiesto, e che è la ragione fondamentale del ritardo della chiusura della trattativa, insieme con i temi dei Policlinici e dei lettori e CEL. Tale 2% di risorse aggiuntive rispetto agli altri contratti pubblici è stato utilizzato come segue: l'1% è andato ad incrementare l'indennità di Ateneo, e a finanziare la sua liquidabilità; con una minima quota di risorse, da oggi l'indennità di Ateneo entra, per sempre, nel calcolo della buonuscita come richiesto dai lavoratori e dalle lavoratrici, con un vantaggio consistente ed evidente sulle liquidazioni.
Il resto delle risorse aggiuntive è andato a finanziare l'aumento del salario accessorio del personale tecnico-amministrativo e gli incrementi dei CEL e lettori, che non avevano percepito nulla dal primo biennio economico.
Abbiamo ottenuto che il salario accessorio venga incrementato a valere sulla massa salariale 1999 e non 1997, come in un primo tempo aveva proposto l'Aran.
Lo 0,3% è stato dedotto dallo quota perché era stato anticipato nel 1° biennio per finanziare le progressioni di carriera.

La normativa, che era stata rinviata al II° biennio dal CCNL del 2000 mantiene dei diritti che nel nostro comparto erano già stati acquisiti con precedenti contratti, ma che è stato necessario riscrivere anche alla luce dell'evoluzione della normativa di legge in proposito: per esempio il diritto allo studio, la tutela del dipendente in particolari condizioni psico-fisiche, le varie forme di permessi e congedi, la copertura assicurativa per l'utilizzo del mezzo proprio.
Viene valutata l'anzianità di servizio ai fini giuridici tra le categorie per il personale dipendente (questo non deve in alcun modo incidere sulle procedure già effettuate) e per il personale trasferito per mobilità intercompartimentale; inoltre per il personale ex art. 45 e 46 commi 1 viene riconosciuto il ricalcolo dell'anzianità dal 1996 al 2000 ai soli fini della progressione verticale a regime; tale norma si è resa necessaria a causa delle applicazioni diversificate negli atenei di quegli articoli. Analogamente viene chiarito che in caso di corrispondenze automatiche tra vecchio e nuovo ordinamento l'anzianità di servizio è per intero quella prestata nella qualifica di provenienza.
Come emerso dal Direttivo nazionale e dal coordinamento dei policlinici, viene rinviato al prossimo contratto il problema dell'inquadramento del personale delle Facoltà di Medicina, ma viene prorogato l'articolo 51 del CCNL 2000 in modo da garantire il trattamento economico del personale universitario. La Segreteria Nazionale si impegna a ricercare, assieme al Coordinamento dei Policlinici, una soluzione idonea per questo personale che ne garantisca il riconoscimento delle professionalità e la rappresentanza con le controparti.

La parte considerata negativa dal Direttivo è l'articolo 22 che riguarda i lettori ed i collaboratori ed esperti linguistici.
La conclusione a cui si è potuti arrivare è sicuramente insufficiente, non corrisponde alla piattaforma presentata dai lettori, ma al tempo stesso non è il punto conclusivo della vicenda dei lettori e CEL, e soprattutto non esaurisce l' impegno della CGIL nei loro confronti.

Sarebbe stato forse più utile e produttivo trattare la normativa dei lettori e CEL in una apposita sequenza contrattuale separata dal rinnovo del II° biennio economico, così come avevamo previsto nell'art. 52 del CCNL del I° biennio, evitando di fare convergere nel II° biennio sia la parte normativa sia quella economica del restante personale. In realtà ciò non è stato possibile, sia per la mancanza delle risorse economiche necessarie al di fuori del tavolo propriamente contrattuale, sia per la pervicace volontà dei Rettori di abrogare l'art. 51 del CCNL 1996: l'obiettivo era cancellare la specifica disciplina e costringere lettori e CEL a transitare nelle categorie professionali dei tecnici e amministrativi. Altrettanto ferma era la volontà di non dare seguito all'accordo parziale che si era ottenuto nel precedente biennio sul profilo professionale dei lettori e CEL: tale accordo, peraltro molto sofferto, non si era concluso per la pretesa della CRUI di recuperare gli aumenti contrattuali portando il loro impegno orario da 500 a 900 ore.
Per tutta la trattativa e fino all'ultimo abbiamo sostenuto la totale contrarietà alla proposta dell'Aran, e fino all'ultimo momento prima della conclusione abbiamo chiesto, assieme alla CGIL Confederale, che ci fosse un rinvio ad un momento successivo della normativa dei CEL. Quando ci siamo resi conto che la trattativa si sarebbe conclusa comunque con quel testo, anche se noi non avessimo firmato, perché tutte le sigle sindacali al tavolo erano pronte alla firma, abbiamo tentato di modificarlo nei punti essenziali. Dopo un faticoso confronto si è arrivati a mantenere la validità dell'art. 51 del CCNL 96 che, ancorchè fortemente contestato, ha esteso ai CEL la normativa del tempo indeterminato, dando loro le stesse tutele normative degli altri lavoratori e lavoratrici (malattie, congedi, maternità ecc.) e ha consentito ai sindacati di ateneo di mantenere ed estendere contratti integrativi migliorativi di quelli nazionali. Il mantenimento dell'art. 51 vuol dire il mantenimento dei diritti acquisiti e delle mansioni.
Viene aumentato lo stipendio base nella percentuale di tutto l'altro personale, anche se non è stato possibile far decorrere tale aumento dal 1998 come sarebbe stato loro diritto, perché i fondi a disposizione per questo aumento rientrano nella quota messa a disposizione dal Ministero dal 2002; le rimanenti risorse (fino allo 0,15% della massa salariale dell'intero personale) servono a costruire progressioni economiche che riconoscano l'esperienza acquisita; dove esiste già una retribuzione di questo genere, se è superiore rimane in essere con assorbimenti individuali della quota nel nuovo istituto, se è inferiore verrà aumentata fino ad arrivare a completare la quota derivante dallo 0,15%.
E' sicuramente negativo che questa operazione non si sia potuta effettuare nel contratto nazionale come avevamo richiesto noi, ma venga affidata alla contrattazione integrativa. Peraltro le quantità economiche messe a disposizione, se sono molto lontane dalle attese dei lettori e CEL, sono però significative rispetto alla generalità del Pubblico Impiego, visto che ammontano complessivamente a circa 2450 euro annui pro capite.
Il contratto non definisce una categoria messa ad esaurimento: le Università possono continuare ad assumere in base all'art. 51; il tentativo di spostare d'autorità i lettori ed i CEL nelle categorie tecnico-amministrative è stato ridotto ad una scarna citazione di una figura professionale che non ha le caratteristiche della categoria; i CEL ed i lettori in servizio non hanno nessun obbligo di partecipare ai concorsi per le categorie D ed EP, ma se decideranno di farlo avranno diritto ad una riserva di posti. Né questo articolo inficia minimamente le cause in corso o già passate in giudicato.
E' invece evidente che una parte dei Rettori sta sviluppando una campagna di riduzione dei diritti per questo personale, puntando alla destrutturazione e all'esternalizzazione delle attività; non attraverso il contratto, ma attraverso le iniziative che a livello di Ateneo vengono assunte sulle forme e modalità dell'insegnamento delle lingue.
Anche dopo avere modificato il testo nei punti sopra richiamati, non abbiamo firmato, ma abbiamo affidato al Comitato Direttivo nazionale la valutazione di una vicenda così travagliata e complessa.
E' ovvio che quanto detto non cambia il nostro profondo rammarico per non essere riusciti a ottenere gli obiettivi che ci eravamo prefissi, a tutelare pienamente queste figure professionali né ci esime dal continuare con loro una lotta, sia sul terreno contrattuale, sia nell'iniziativa extra-contrattuale, per il riconoscimento della loro professionalità e del ruolo fondamentale che svolgono nell'insegnamento universitario.

Il Comitato Direttivo Nazionale ha svolto una discussione sofferta per decidere se sottoscrivere l'intesa, concludendo infine di firmare, e di chiedere, attraverso un referendum, un voto a tutti gli iscritti alla Cgil per validare questa scelta. Il referendum si terrà il 14 gennaio, ed è importante una larga partecipazione.
Sulla decisione finale ha pesato soprattutto una considerazione: un'organizzazione come la Cgil ha il dovere di compiere delle scelte, anche quando sono difficili come in questa circostanza; non può limitarsi ad una testimonianza di coerenza, ma deve sforzarsi comunque di rappresentare gli interessi della generalità dei lavoratori, soprattutto in un caso come questo, che vede un contratto, e dunque un diritto fondamentale, di tutti i dipendenti dell'Università ormai scaduto da un anno.

La Segreteria Nazionale CGIL SNUR