Discoteche,
pub, centri sportivi sono i soli luoghi di aggregazione? I ragazzi del terzo millennio
hanno a disposizione nuovi ambienti in cui incontrarsi per fare amicizia,
scambiarsi opinioni, idee, aspettative e intenti; sono gli ambienti digitali
messi a disposizione della tecnologia informatica. Funzionano? Sembrerebbe di
si lo rivela una ricerca del Gruppo E-Psychology del Dipartimento di Psicologia
dell’Università di Parma.
Oltre ai
luoghi tradizionali d’incontro e di conoscenza per i giovani e non, Internet è
diventata una grande “piazza” dove incontrarsi, frequentarsi, fare amicizia, far
sbocciare l’amore o scambiarsi opinioni, consigli o, dove serenamente
confrontarsi con altri senza riserve, disagi o paure. Territorio ideale per i
timidi, gli introversi, palestra d’allenamento per gli estroversi sempre a
caccia di nuove avventure. Sia nelle conoscenze dirette visive sia,. in quelle
telematiche, il fine ultimo di “cuccare” , quindi di evitare la solitudine
resta immutato. Lo rivela uno studio condotto dai dottori Renato Gentile e Giovambattista Presti del Dipartimento di
Psicologia, Università di Parma, da tre
anni al lavoro nell’indagine sull’ambiente virtuale del web. Scopo indagare
come i giovani utilizzano la rete Internet per conoscersi, incontrarsi e
socializzare.
La ricerca si è proposta di “fotografare” questa nuova realtà di
interazioni. A tale scopo abbiamo scelto di indagare il comportamento di
avvicinamento verso i coetanei, normalmente speso attraverso interazioni “dal
vivo”, attraverso la rete delle chat-line.
Cosa
accade in rete? “In rete abbiamo
osservato che si verifica un tipico comportamento di “presentazione”, - dice il
dottor Presti, - sicuramente molto più sciolto che dal vivo; è cioè meno
compromesso da elementi emotivi come la timidezza, l’impaccio motorio e
verbale, normalmente diffusi, che lentamente, ma in maniera molto precisa,
sfocia in un atteggiamento di corteggiamento, tra ragazzi di sesso opposto,
condiviso. Quello che in fondo ci ha colpito maggiormente è il cambiamento
delle motivazioni e delle aspettative dei cosiddetti chatters. Si creano
rapporti sociali molto precisi, chiari e probabilmente duraturi”.
Cosa cambia e come cambia la relazione? “In un primo momento, del nostro
lavoro, abbiamo “fotografato” l’atteggiamento dei ragazzi che si avvicinano
alla chat-line per la prima volta, misurando le loro aspettative e le loro
motivazioni. Una foto appunto, una situazione statica, cognitiva, forse
idealizzata, in ogni caso vissuta con atteggiamento aperto. Successivamente,
durante una seconda osservazione, a distanza di tre mesi, abbiamo registrato
che il panorama cambia; le motivazioni virano verso determinati obiettivi e le
aspettative modulano una ricerca precisa, come dal vivo del resto, solo che
qui, l’immaginazione gioca un ruolo fondamentale”.
In che senso l’immaginazione? “Nel web
infatti mancano quelle informazioni fondamentali, in un dialogo, che provengono
dall’analisi dei nostri principali organi di senso. Nell’ambiente digitale –
dice il dottor Presti - non c’è la vista della persona, non vedi il colore
degli occhi dei capelli, le eventuali “imperfezioni” estetiche (robustezza,
statura etc.), non senti la voce dell’interlocutore, il timbro, l’accento, le
inflessioni, le pause; infine non percepisci odori e profumi propri o di
cosmetici, né la mimica gestuale. Insomma immagini, crei una persona, la “vedi”
e magari questo rappresenta un modo nuovo per entrare in quegli aspetti
cognitivi ed affettivi che prescindono dall’aspetto puramente fisico, cui la
società dei media commerciali ci ha da tempo abituato”.
Ma è per tutti così? “Certamente nella
nostra ricerca non abbiamo osservato una totalità di cambiamenti nei soggetti
del nostro campione ma percentuali, - dice il dottor Gentile - in qualche modo
“significative”, di un cambiamento nella direzione della relazione e di una sua
finalità. Noi ad esempio abbiamo voluto indagare un comportamento, ben preciso,
dell’innamoramento ma possiamo estendere l’indagine per valutare comportamenti
come l’amicizia, la collaborazione lavorativa, ai ruoli all’interno di un
gruppo etc. con risultati altrettanto sorprendenti. E non possiamo escludere
che anche atteggiamenti poco “consoni” ad una interazione efficace, come
disturbare, inveire o criticare duramente un gruppo con caratteristiche
proprie, possano essere caratterizzate da elementi da valutare ed analizzare”.
Cosa è emerso? “Innanzitutto è emersa
una modificazione della percezione dell’interlocutore e successivamente delle
aspettative e quindi degli scopi del collegamento on-line. Ad esempio, alla
domanda: “Cosa immagini della persona
con cui sei in collegamento?”. “E’ emerso che le donne immaginano meno la voce,
mentre gli uomini si concentrano più ad immaginare il suono della voce, poi nel
tempo, entrambi immaginano meno gli occhi e si concentrano più su una immagine
del corpo” – dice il dottor Presti.
Mentre alla domanda “Quale
sentimento ti spinge a chattare?” “Vediamo in entrambi i sessi una forte
variazione positiva del desiderio di tipo sessuale e una diminuzione della curiosità,
soprattutto nelle
donne, e
si osserva una direzione opposta, per i due sessi in relazione alla voglia di
continuare a conoscersi”- ricorda l’esperto.
E
per concludere alla domanda “Cosa cerchi quindi di ottenere?” “Vediamo che
anche qui entrambi hanno spostato la loro attenzione dall’amicizia, per andare
oltre e focalizzarla ad una serata intima. Basso il numero dei e delle
“Cenerentole”, che comunque esistono e incrementano la loro visione della
interazione affettiva”.
Cosa
dicono oltre le righe questi numeri? “Secondo il nostro parere questi dati, si
prestano a complesse, e forse anche ambigue, interpretazioni in quanto
rappresentano un terreno di “facile” dialettica per la psicologica da
“spettacolo”. Dal nostro punto di vista invece la lettura che ne traiamo è
essenzialmente applicativa in senso psicologico e sociale. L’ambiente chat è
una nuova “realtà”, un nuovo punto di incontro; la piazza di una qualsiasi
città, vicina o lontana che sia. Un luogo in cui la gente si incontra ed
interagisce, a distanza, in maniera particolare, cioè senza vedere né sentire
l’interlocutore – dice il dottor Presti. “E’ un nuovo modo di comunicare e di
interagire e, volenti o nolenti questo potrebbe essere un aspetto della
comunicazione futura. Certo, tutto può essere completamente ribaltato dalla
introduzione delle immagini, via web-cam ad esempio, ma ciò non toglie nulla
alla nostra curiosità di sperimentare come si svolgono e si evolvono i rapporti
interpersonali attraverso la comunicazione a distanza e che tutto questo ha le
sue buone ricadute sulla ricerca attuale che riguarda l’insegnamento a distanza
che rappresenta ormai una realtà che si vuole diffondere”.