STUDIO FORMALE DEI PREZZI

 

Prezzi
Plusvalore
Sistema Apparente e Valore Creativo Apparente

STUDIO FORMALE DEI PREZZI

Per studiare le proprietà strutturali del sistema e delle imprese in relazione ad esso, si ipotizzano vari tipi di distribuzione dovuti a diversi rapporti fra capitale e reddito e fra salari e profitti, nell'ipotesi di concorrenza perfetta.
Se non vi è capitale, tutto il valore economico è distribuito come reddito e si tratta di un'economia primitiva. Se il capitale è elevato, il sistema è ad uno stadio avanzato del processo di industrializzazione, di divisione del lavoro e di automazione del processo produttivo. Se si suppone un profitto nullo, con redditi formati da soli salari, si tratta di una distribuzione di tipo socialista. Se il salario è nullo, è un sistema in cui tutti i lavoratori sono schiavi o azionisti delle imprese.
Un sistema che produce solo beni finali di consumo può essere esistito all'inizio dell'economia, nelle relazioni di baratto, ma l'uso del denaro, con la libertà di comprare e vendere (essenziale per la formazione dei prezzi), comporta l'esistenza del capitale e del profitto, perciò questo tipo di distribuzione, come quella di tipo socialista, è un caso concretamente impossibile. Lo stesso vale per l'ipotesi di salario nullo, di pari composizioni del capitale, e di concorrenza perfetta.

Prezzi

Utilizzando le relazioni fra le categorie economiche determinate in precedenza, il prezzo della merce I:

Pi = [w li + ci (1- e)] (1+r)

può essere espresso in questo modo:

Pi = pi li = li + (ci - li) [(1+r) / (1+R)]

Abbiamo infatti:

Pi = li w (1+r) + ci (1- e) (1+r)

(1- e) = 1 - w - π,
(1- e) = 1 - w - [r / (1+r)]
(1- e) = [1+r - w (1+r) - r] / (1+r)
(1- e) (1+r) = 1 - w (1+r)

w (1+r) = 1 - (1- e) (1+r)

e siccome (1- e) = 1/(1+R)

w (1+r) = 1 - [(1+r) / (1+R)]

Pi = li - li [(1+r) / (1+R)] + ci [(1+r) / (1+R)]

da cui:

Pi = li + (ci - li) [(1+r) / (1+R)]

pi = 1 + (ci / li -1) [(1+r) / (1+R)]

Questa formula indica che la quantità di lavoro sociale indicata dal prezzo di una merce è pari al suo valore creativo, li Lt, più o meno una certa quantità di lavoro sociale per l'equilibrio degli scambi alla condizione posta di pari saggi del salario e del profitto, in dipendenza delle caratteristiche dell'impresa (li e ci) e del sistema (r ed R).
In un sistema economico nel quale non vi sono mezzi di produzione è improbabile che possa esistere profitto; il valore economico è distribuito solamente come 'salario', w = e, e negli scambi ognuno ottiene merci il cui valore complessivo coincide mediamente con la quantità di tempo di lavoro che egli ha impiegato a produrre il solo tipo di merce che vende al sistema, cioè Pi = li e pi = 1. Ma anche se esistesse profitto, sarebbe
e = 1 = 100%, il massimo saggio del profitto R = e / (1- e) = infinito, e quindi 1 / (1+R) = 0, e il prezzo coinciderebbe ugualmente al valore creativo.
Se nel sistema vi sono mezzi di produzione, allora e < 1, [1 / (1+R)] > 0, E < Lt, e i prezzi delle merci normalmente indicano una quantità di lavoro sociale diversa da quella impiegata a produrle. Se i mezzi di produzione esistono in qualche impresa del sistema, ma non nell'impresa che si considera, il prezzo della merce è inferiore alla corrispondente quantità di lavoro anche nel caso della distribuzione socialista, con r = 0; diminuisce con l'aumentare del saggio del profitto, e si annulla per r = R.
Solo nel caso teorico di uguali composizioni del capitale in ogni impresa, ci = li, per qualsiasi variazione del saggio del profitto il valore sociale coincide al valore creativo: Pi = li, e pi = 1.
In generale, se la composizione del capitale di un'impresa è maggiore di quella media, ci > li, la quantità di lavoro sociale indicata dal prezzo è maggiore della quantità di lavoro applicata, e viceversa nel caso opposto. La differenza fra prezzo e valore creativo aumenta con l'aumentare del saggio del profitto, che quando raggiunge il massimo ammesso dalla tecnologia del sistema, r = R, e quindi (1+r) / (1 +R) = 1, implica un prezzo coincidente ad una frazione del valore sociale determinata direttamente dalla frazione del capitale di quell'impresa, ossia Pi Lt = ci Lt [non ci (1- e) Lt]. La grandezza del valore sociale espressa dal prezzo di una merce perciò è sempre compresa fra li Lt e ci Lt, ossia:

li <Pi < ci, li = Pi = ci, or li > Pi > ci .

Quando le composizioni del capitale sono diverse, una variazione della distribuzione comporta una variazione dei prezzi tale che cambiano le grandezze dei vari ci, il prezzo del prodotto netto e le grandezze di e ed R.
C'è solo un caso teorico per il quale, pur con diverse composizioni del capitale e dunque prezzi variabili, le grandezze del rendimento monetario e del massimo saggio del profitto rimangono costanti al variare del rapporto fra salari e profitti, e cioè quando le merci che compongono il prodotto netto e quelle che compongono il prodotto lordo sono nelle stesse proporzioni fisiche. In questo caso, ogni merce del prodotto lordo è contenuta y volte nel prodotto netto, ed e, che è una relazione fra grandezze monetarie, coincide con y, che è una relazione fra quantità fisiche. Con la variazione della distribuzione e del prezzo delle merci, il prezzo del prodotto netto, come quello del prodotto lordo, rimane costante per compensazione, ed anche e non cambia. Anche In questo caso però la variazione dei prezzi è accompagnata dalla variazione delle grandezze dei vari ci e delle composizioni del capitale delle varie imprese.

Plusvalore

Siccome il valore economico indica sempre una quantità di lavoro sociale, il profitto è plusvalore, direttamente coincidente col pluslavoro, inteso come quantità di lavoro sociale eccedente il valore dei beni salario, che si ottiene non in cambio del lavoro dato alla società ma alla libertà di comprare e vendere.
Consideriamo il profitto dell'impresa I

 i = [w li + ci (1- e)] r Lt,
i = [li w r + ci (1- e) r] Lt,

essendo:
w (1+r) = 1 - (1- e) (1+r)
w + w r = 1 - 1 + e - (1- e) r
w r = (e - w) - (1- e) r

con:
(e - w) = π
w r = π
- (1- e) r

i = [li [π - (1- e) r] + ci (1- e) r] Lt,
i = [li π - li (1- e) r + ci (1- e) r] Lt,
i = [π li (ci - li) (1- e) r] Lt,

con: (1- e) = 1 / (1 + R)

i = {π li (ci - li) [r / (1+R)]} Lt

Nel caso di pari composizioni del capitale in ogni impresa, cioè ci = li and ci - li = 0, e anche in quello di assenza del capitale nel sistema, quindi con ci = 0, ma anche r / (1+R) = 0 perché R = infinito, il profitto è indicato direttamente ed unicamente come frazione del valore creativo dell'impresa:

i = π li Lt

Sistema Apparente e Valore Creativo Apparente

Marx ha dunque ragione a considerare la variazione dei prezzi di equilibrio come l'effetto di una redistribuzione del plusvalore.
La variazione dei prezzi dovuta ad una variazione del rapporto fra salari e profitti può essere considerata, dal punto di vista matematico, come effetto di una redistribuzione del lavoro applicato in ogni impresa; come se in una distribuzione di tipo socialista avvenisse una variazione apparente del valore creativo delle merci. È cioè possibile immaginare che le merci siano prodotte coi medesimi mezzi di produzione e dallo stesso lavoro globale, il quale però è apparentemente distribuito fra le imprese in modo tale che se la distribuzione fosse di tipo socialista, il prezzo delle merci coinciderebbe esattamente ai prezzi della distribuzione di tipo capitalista che in realtà li ha determinati.
Per calcolare la distribuzione dei lavoratori apparenti bisogna quindi imporre la condizione che il salario apparente Wi dato dal prodotto dei lavoratori apparenti £i Lt per il rendimento monetario e, che ora è il saggio del salario apparente, sia pari alla somma dei salari e dei profitti reali di quell'impresa:

Wi = e £i Lt = w li Lt + [w li Lt + ci (1- e) Lt] r

e £i = w li + [w li + ci (1- e)] r
e £i = w li + w li r + ci (1- e) r
e £i = w (1+r) li + ci (1- e) r

w (1+r) = 1 - (1+r) (1- e)
w (1+r) = 1 - (1- e + r - er)
w (1+r) = 1 - 1 - r + e + er
w (1+r) = e - (1- e) r

e £i = li [e - (1- e)] + ci (1- e) r
e £i = e li - li (1- e) r + ci (1- e) r
e £i = e li + (ci - li)(1- e) r
   £i = li + (ci - li)[(1- e) / e] r

e siccome R = e / (1- e)

£i = li + (ci - li)(r / R)

Se il saggio del profitto è nullo e la distribuzione è realmente di tipo socialista, allora £i = li.
Anche quando la composizione del capitale è identica in ogni impresa, ci = li e ci - li = 0, pur esistendo e variando il saggio del profitto, il valore creativo apparente coincide al valore creativo reale.
Nel caso generale di diverse composizioni del capitale è possibile che per qualche impresa, ad un certo livello del saggio del profitto, si verifichi la condizione ci = li e dunque £i = li, ma questa condizione non può continuare a sussistere ad altri livelli del saggio del profitto perché la variazione dei prezzi comporta la variazione della grandezza di ci.
Se w = 0, e perciò r = R, allora £i = ci, e i lavoratori apparenti coincidono con la frazione di capitale.
Nel caso normale di w ed r positivi, dunque, sia il prezzo che il valore creativo apparente sono compresi fra il valore creativo reale e il capitale, ma notiamo anche che se il profitto è nullo, in una impresa che ha una composizione del capitale - poniamo - maggiore della media, il valore creativo apparente coincide con quello reale perché r / R = 0, mentre il prezzo continua ad indicare una quantità di lavoro sociale superiore perché (1+r) / (1+R) > 0. Aumentando il saggio del profitto, entrambe le grandezze aumentano fino a convergere alla proporzione del capitale per r = R, perciò la grandezza del valore creativo apparente è sempre compresa fra la grandezza del valore creativo reale e il prezzo.

Parma, Agosto 1997 R. A. M.