AGGREGATI E CATEGORIE ECONOMICHE

 

Lavoro e Tempo Libero, Mezzi di Produzione e Beni di Consumo, Capitale e Reddito
Categorie Economiche
Capitale e Reddito
Rendimento Economico
Massimo Saggio del Profitto
Capitale Costante
Reddito
Salario
Profitto
Rappresentazione delle Relazioni Economiche
Ipotesi di Concorrenza Perfetta
Rappresentazione Generale

AGGREGATI E CATEGORIE ECONOMICHE

Benché la distinzione fra beni di consumo e mezzi di produzione non abbia nessuna importanza per quanto riguarda la natura del valore economico, essa è invece fondamentale per la grandezza dei prezzi.
La differenza fra la quantità di tempo di lavoro sociale indicata dal prezzo delle merci e la quantità di tempo di lavoro che le produce, in generale, è dovuta a motivi strutturali - ossia alle categorie e agli aggregati che la stessa esistenza dell'economia comporta - e al sistema come unità, e a motivi casuali inerenti alla molteplicità e alla diversità naturale delle persone e dei luoghi.

Lavoro e Tempo Libero, Mezzi di Produzione e Beni di Consumo, Capitale e Reddito

Per quanto riguarda i motivi strutturali bisogna tener conto che la quantificazione delle relazioni comporta una separazione in coppie di categorie distinte sui tre livelli di valore:

Vi è quindi una corrispondenza fra lavoro, mezzi di produzione e capitale da una parte, e tempo libero, beni di consumo e reddito dall'altra. Essendo però su piani diversi, tale corrispondenza non è perfetta.

Innanzitutto vediamo che non vi è coincidenza precisa ed immediata fra grandezza del capitale e prezzo dei mezzi di produzione, né fra reddito e prezzo dei beni di consumo; non si ha cioè C (=) MP, né E (=) BC, anche se certamente C + E (=) MP (+) BC.
Parte del reddito infatti, sia dei salari che dei profitti, può essere risparmiata, e dal momento che ogni quantità di denaro considerata corrisponde a merci effettivamente prodotte e vendute, la grandezza del risparmio coincide con la grandezza dei nuovi investimenti, MPn. Il prodotto netto è quindi composto da beni di consumo e mezzi di produzione: E (=) PN (=) BC (+) MPn.

Vediamo inoltre che la distinzione fra mezzi di produzione e beni di consumo non è intrinseca alla funzione della merci, ma che dipende invece dal modo in cui si percepisce il reddito. Dal punto di vista economico, il profitto è la differenza fra il ricavo ottenuto dalla vendita delle merci prodotte meno la totalità delle spese sostenute per la loro produzione, che comprendono il valore dei mezzi di produzione e i salari, dove i salari sono contemporaneamente reddito per i lavoratori e capitale per gli imprenditori, e le merci che li realizzano - sia i mezzi di sostentamento che i beni che soddisfano esigenze meno pressanti -, beni di consumo per i lavoratori e mezzi di produzione, proprio come il cibo per gli animali e il carburante per le macchine -come dice Sraffa- per gli imprenditori (Marx chiama capitale costante il valore dei mezzi di produzione propriamente detti, e capitale variabile l'ammontare monetario dei salari. Smith e Ricardo chiamano reddito lordo la somma di salari e profitti, e reddito netto i soli profitti). Questa sola considerazione dovrebbe essere sufficiente per mostrare che l'idea del trasferimento del lavoro incorporato nei mezzi di produzione non può essere accettata; come potremmo decidere infatti quali merci trasferiscono il 'lavoro in esse incorporato'?

Nemmeno la funzione delle merci, l'utilità e il piacere che danno, infine, possono essere considerati criterio distintivo fra le due categorie. Gli spaghetti sono beni finali di consumo se chi li compra li cucina e li mangia, ma sono mezzi di produzione se li acquista un ristorante. Un trapano invece è intrinsecamente un mezzo di produzione, ma se è pagato col reddito, usato durante il tempo libero e il risultato non è venduto, deve essere considerato un bene finale di consumo. E non è vero che il consumo di merci acquistate col reddito procuri sempre benessere e piacere.

Quando si studia la natura dei prezzi ciò che importa sono le quantità di denaro, quindi bisogna considerare specificamente il capitale e il reddito, la cui grandezza, qualunque sia la relazione che essi hanno coi corrispondenti termini sugli altri piani di valore, è registrata precisamente nei libri contabili delle imprese. Se da una parte dunque la distinzione fra capitale e reddito è dovuta primariamente alla funzione intrinseca dell'oggetto, è poi la precisa distinzione quantitativa fra capitale e reddito a fissare formalmente, in termini contabili appunto, l'appartenenza delle merci all'aggregato dei mezzi di produzione o a quello dei beni di consumo, o ad entrambi.

Poiché si astrae dalla qualità delle merci, bisogna astrarre anche dal grado sensibile di trasformazione fisica che il lavoro imprime ai mezzi di produzione. La fine di un dato processo produttivo, dal punto di vista economico, è determinata dalla vendita del risultato conseguente, non da quanto o come l'oggetto viene modificato. Perciò, anche se una merce viene soltanto acquistata, trasportata e disposta per la vendita, essa deve essere considerata come gli altri mezzi di produzione e come tale registrata. Nella rappresentazione delle attività del sistema deve venire indicata con lettere diverse prima e dopo la sua trasformazione fisica, anche se per i sensi mantiene un immutato valore materiale, e con queste comparire nell'elenco delle merci che compongono il prodotto lordo. Il tempo di lavoro intervenuto fra i due atti di scambio, per quanto piccolo possa essere rispetto la quantità di lavoro sociale indicata dal prezzo dei mezzi di produzione, è il valore creativo delle merci rivendute, che costituisce anche l'aumento del valore assoluto del prodotto lordo. Per questo fra capitale commerciale e capitale industriale non vi è nessuna differenza essenziale.

Le Categorie Economiche

Capitale e Reddito

La ripartizione del denaro si può rappresentare in questo modo:

Da = Ca + Ea
Db = Cb + Eb
.......................
Dk = Ck + Ek
____________
Lt = C + E

I prezzi divergono dalle corrispondenti quantità di lavoro per soddisfare le condizioni di equilibrio della particolare distribuzione dovuta al diverso rapporto fra capitale e reddito delle varie imprese, ossia alla diversità dei vari Ci / Ei fra di loro e dal C / E del sistema.

Rendimento Economico

La grandezza dei redditi complessivi è una frazione del lavoro sociale del sistema che si può indicare così:

E = e Lt

e = E / Lt

dove e esprime il rendimento economico del sistema, ossia, come per qualsiasi motore, o trasformatore di energia, il rapporto fra l'energia di cui si dispone per i propri fini e l'energia totale consumata a quello scopo.
Si tratta di un numero puro che, esistendo capitale anche in una sola impresa, è inferiore all'unità per tutte le imprese.

Massimo Saggio del Profitto

Seguendo le indicazioni di Sraffa, la relazione fra capitale e prodotto lordo si può esprimere così:

C (1+R) = Lt

R è il massimo saggio del profitto del sistema, ossia il saggio di profitto che si realizzerebbe con salari nulli. Si tratta però di un parametro esistente, per il sistema, anche con un saggio del profitto nullo, anche se la sua grandezza, a causa della variazione dei prezzi, sarà diversa.

Sul piano formale, possiamo osservare le seguenti relazioni:

C + C R = Lt

E = C R

R = E / C

R = e / (1- e)
e = R / (1+R)

oppure

(1- e) (1+R) = 1
(1- e) = 1 / (1+R)

Le grandezze del rendimento e del massimo saggio del profitto non sono in relazione diretta col volume fisico del prodotto netto. Sapendo anzi che la produttività è tanto maggiore quanto maggiore è la proporzione del capitale impiegato, la grandezza di queste due categorie monetarie è inversamente proporzionale alla quantità dei beni finali di consumo disponibili.
Se il capitale è una piccola frazione del prodotto lordo, allora, anche se la quantità di beni finali di consumo non è grande, le proprietà del sistema (e ed R) sono tali da ammettere un saggio del profitto e del salario elevati. Aumentando la grandezza del capitale, e perciò con un aumento di beni finali di consumo, e ed R diminuiscono corrispondentemente.
Siccome nella relazione Dt = Lt il valore materiale, che pure è il necessario termine intermedio, non compare, anche se per il costante aumento della produttività le merci arrivassero a sommergerci, il loro valore economico resterebbe comunque la quantità di tempo di lavoro che le ha prodotte.

Capitale Costante

La distribuzione dei mezzi di produzione fra le imprese dipende dalle caratteristiche fisiche delle merci prodotte e dalla tecnologia adottata da ognuna di esse, e per la generica impresa I abbiamo:

Ci = ai Da + bi Db + ... + ki Dk

dove i coefficienti, ai , bi , ..., ki, indicano la distribuzione delle merci A, B, ..., K, espresse direttamente dal loro valore economico, o prezzo, Da , Db , ..., Dk.
Per il sistema abbiamo:

Da = (aa Da + ba Db + ... + ka Dk) + Ea
Db = (ab Da + bb Db + ... + kb Dk) + Eb
.....................................................................
Dk = (ak Da + bk Db + ... + kk Dk) + Ek
___________________________________
Lt = (a Da + b Db + ... + k Dk) + E

Siccome il reddito deve essere positivo:

E = [(1- a) Da + (1- b) Db + ... + (1- k) Dk] > 0

Se il capitale di ogni impresa viene indicato come frazione del capitale complessivo,
Ci = ci C = ci (1- e) Lt, la rappresentazione diventa la seguente:

Da = ca (1- e) Lt + Ea
Db = cb (1- e) Lt + Eb
.....................................
Dk = ck (1- e) Lt + Ek
___________________
Lt = (1- e) Lt + e Lt

dove è sempre ca + cb + ...+ ck = 1, tenendo conto che una variazione della distribuzione comporta generalmente una variazione dei prezzi tale che variano le grandezze di C e di Ci e quindi di ci, di e e di R.

Reddito

Il reddito, a sua volta, è composto di salari, W = wLt, proporzionali al tempo di lavoro applicato, e profitto, ∏ = πLt, proporzionale al capitale investito. Perciò: 

Da = Ca + Wa + ∏a
Db = Cb + Wb
b
................................
Dk = Ck + Wk +
k
_________________
Lt = C + W + 

Con una data tecnologia, l'ipotetica variazione dei prezzi dipende da una variazione del rapporto fra salari e profitti.

Salario

Sul piano materiale il salario è realizzato da una quantità di merci di diverso tipo che il sistema cede in cambio del solo tipo di merce prodotta dall'individuo per il sistema. Sul piano monetario, il salario è il prezzo del valore creativo considerato come merce, ossia il prezzo della forza-lavoro:

Wi = wi li Lt

Come il capitale, il salario di ogni impresa può essere indicato come quantità di denaro senza specificarne la composizione materiale.
Il valore di scambio di una merce è funzione sia del valore creativo che del valore dei mezzi di produzione impiegati, dove però il valore creativo non viene considerato in quanto tale, bensì come fattore determinante la grandezza dei salari che, essendo realizzati da merci ed indicati come somme di denaro, sono espressi come i mezzi di produzione in termini di valore sociale.
Dal momento che il lavoro è applicato in parte nella produzione dei mezzi di produzione e in parte a quella dei beni di consumo, anche il valore economico si ripartisce proporzionalmente fra essi. La quantità di lavoro sociale indicata dal prezzo di una merce prodotta da un'impresa nella quale non vi sono mezzi di produzione, ma in un sistema in cui i mezzi di produzione esistono, coincide coi soli salari ed è inferiore alla quantità di lavoro che la produce; e il prezzo superiore delle imprese nelle quali esiste capitale, permette di reintegrare i mezzi di produzione (e il capitale) e di distribuire un salario uguale a quello delle imprese in cui non vi sono mezzi di produzione.

Il flusso dell'attività economica è continuo e, come per tutte le grandezze degli aggregati in gioco, l'ammontare dei salari rappresentati è quello che viene distribuito durante il periodo considerato, perciò non c'è bisogno di ipotizzare che siano anticipati, come per Marx, né posticipati, come per Sraffa, pur ammettendo che in pratica possono essere, volta per volta, sia anticipati sia posticipati.

Profitto

Il profitto, comunque realizzato da una precisa quantità di merci, è proporzionale alla grandezza del capitale impiegato. A questo proposito si suppone che al possessore di capitale venga corrisposto un salario, o stipendio (comunque distinto dal profitto), per il tempo di lavoro che egli svolge nel suo ruolo di imprenditore. L'attività di vendita deve essere considerata lavoro, mentre il comprare è lavoro se le merci sono acquistate col capitale, e non lo è se sono acquistate col reddito.
Siccome per l'imprenditore i salari sono denaro speso per la produzione, il profitto di una generica impresa deve venire indicato, d'accordo con Marx, come segue:

i = (Ci + Wi) ri

La ripartizione del denaro ottenuto dall'impresa dalla vendita della merce prodotta si indica perciò così:

Di = Ci + Wii
Di = Ci + Wi + (Ci + Wi) ri
Di = (Ci + Wi)(1+ri)

Per il sistema, essendo: W = w Lt and ∏ = π Lt, si ha:

E = W + ∏
e Lt = w Lt + π Lt
e = w + π

e dalla relazione indicante il profitto, $ = (C + W) r, si ricava la relazione fra il saggio del profitto riferito al prodotto lordo, π, ed il saggio del profitto riferito al capitale, r.
Essendo infatti 
= π Lt, C = (1- e) Lt, e W = w Lt:

π = (1- e + w) r
e siccome: e = w + π,
π = (1- w - π + w) r

r = π / (1-π)

π = r / (1+r)

(1- π) = 1 / (1+r)

Rappresentazione delle Relazioni Economiche

Ipotesi di Concorrenza Perfetta

Nell'ipotesi di concorrenza perfetta i prezzi sono tali da permettere ad ogni impresa di reintegrare il capitale, di pagare pari salari per pari quantità di lavoro prestato, e di realizzare pari saggi del profitto sul capitale comprensivo del costo dei mezzi di produzione e del salario. In questo caso i saggi del salario e del profitto di ogni impresa coincidono con quelli del sistema come unità, o salari e profitti medi, e la rappresentazione della distribuzione è la seguente:

Da = (aa Da + ba Db + ... + ka Dk + w la Lt)(1+r)
Db = (ab Da + bb Db + ... + kb Dk + w lb Lt)(1+r)
.....................................................................................
Dk = (ak Da + bk Db + ... + kk Dk + w lk Lt)(1+r)
___________________________________________
Lt = (a Da +b Db + ... + k Dk + w Lt)(1+r)

oppure:

Da = [ca (1- e)Lt + w la Lt)](1+r)
Db = [cb (1- e)Lt + w lb Lt)](1+r)
.........................................................
Dk = [ck (1- e)Lt + w lk Lt)](1+r)
_____________________________
Lt = [(1- e)Lt + w Lt)](1+r)

ricordando che anziché Di si può anche mettere Pi Lt, oppure pi li Lt.

Fra le merci non indicate come mezzi di produzione, si potrebbe distinguere fra beni per il sostentamento e beni superflui, o di lusso, e rappresentarle come aggregati. Se in tale rappresentazione si fissa la condizione che i salari monetari siano pari al prezzo dei beni basilari e i profitti a quello dei beni superflui, il sistema possiede k+2 equazioni linearmente indipendenti che permettono di determinare simultaneamente le k+2 incognite: i k prezzi assoluti, il saggio del salario e il saggio del profitto.
Un'ipotesi di questo tipo può certamente avere rilevanza pratica, ma una distinzione netta fra beni fondamentali e beni superflui non può essere tracciata. Inoltre, anche se lo fosse, i salari possono essere spesi in beni superflui e i profitti in beni per il sostentamento (vi possono infatti essere profitti molto bassi, per esempio fra i piccoli commercianti, e 'salari' elevati: professionisti, ecc.).
Rinunciando a tale distinzione, il sistema possiede k+2 incognite in k+1 equazioni indipendenti, permettendo di vedere in che modo i prezzi di equilibrio variano in dipendenza dei diversi rapporti fra salari e profitti. Fissando infatti come k+2-esima equazione la grandezza del saggio del salario o del saggio del profitto fra zero ed R, si ricavano tutte le incognite conseguentemente.

La variazione del prezzo di una sola merce comporta la variazione dei prezzi di tutte le altre e dei parametri del sistema. Ciò mostra la relazione di influenzamento reciproco fra l'unità del sistema e la molteplicità delle imprese che lo compongono; il modo in cui, sul piano quantitativo, le proprietà del sistema come tutto, dovute alle proprietà delle parti, agiscono a loro volta sulle proprietà delle parti stesse.

Rappresentazione Generale

Quando si considera la formazione dei prezzi, bisogna tener conto che le merci interessano e si manifestano unicamente per le loro particolari qualità fisiche, o valore materiale, mentre il valore creativo per l'acquirente è invisibile, come invisibili sono le proporzioni fra lavoro e mezzi di produzione usati, e che la distribuzione avviene per mezzo dello scambio contrattato. In realtà quindi le diverse imprese realizzano saggi del profitto effettivamente diversi.
Per la libertà intrinseca all'uso del denaro di comprare e vendere ciò che si vuole, e quindi di investire il capitale nei settori più redditizi, saggi del profitto troppo diversi, troppo lontani da quello medio, non possono restare tali a lungo. Lo stesso si può dire per i salari, ossia che i lavoratori tendono a spostarsi dove i compensi sono più elevati. In questo caso si parla di libero mercato, al quale si riferisce appunto l'ipotesi di concorrenza perfetta.
Siccome però tali spostamenti di capitale e lavoro avvengono proprio perché in ogni periodo si realizzano profitti e salari effettivamente diversi, l'ipotesi di concorrenza perfetta essenzialmente corrisponde sempre alla realtà, ma effettivamente mai.
L'ipotesi di concorrenza perfetta, come quella della variazione del rapporto fra profitti e salari, e quindi della variazione della distribuzione delle merci, permette di astrarre dai motivi casuali della formazione dei prezzi allo scopo di definire in termini formali le relazioni quantitative fra le categorie e studiare le proprietà strutturali del sistema. Il saggio del profitto del sistema, la cui grandezza è dovuta alla grandezza degli aggregati, fissa il punto attorno al quale oscilla il saggio del profitto delle imprese, e se quello di alcune è superiore, allora le altre dovranno realizzarne uno inferiore.
Benché l'aspetto strutturale rimanga il determinante generale della formazione dei prezzi, dunque, le quantità di lavoro sociale che essi indicano sono diverse dalle quantità di lavoro applicato, dai prezzi di equilibrio di una ipotetica distribuzione socialista, e anche da quelli richiesti dalla situazione strutturale nell'ipotesi di concorrenza perfetta.

Per rappresentare le trasformazioni economiche in un dato periodo bisogna dunque tener conto che in ogni periodo vi è una sola tecnologia e una sola distribuzione, e il valore creativo, il valore materiale e anche i prezzi di ogni impresa devono essere considerati termini noti, come lo sono la grandezza del capitale e il saggio del salario e del profitto, i quali, per i più diversi motivi, sono diversi fra loro e da quelli del sistema (alcune imprese infatti prosperano e altre falliscono).
I salari e i profitti che si sono effettivamente imposti nelle diverse imprese devono quindi essere considerati come il prodotto di un particolare coefficiente di casualità per i saggi del salario e del profitto del sistema in questo modo:

Da = [ca (1- e)Lt + ^a w la Lt)](1 + °a r)
Db = [cb (1- e)Lt + ^b w lb Lt)](1 + °b r)
.....................................................................
Dk = [ck (1- e)Lt + ^k w lk Lt)](1 + °k r)
___________________________________
Lt = Da + Db + ... + Dk

(NOTA: "^" sta per "lambda" e "°" per "ro")

I coefficienti di casualità ^i e °i, anch'essi oscillanti intorno all'unità, sono il riflesso sul piano quantitativo della diversa qualità delle cose e delle relazioni; hanno cioè un'origine qualitativa che si risolve e viene precisamente misurata dalla quantità di denaro che si ottiene e si usa.
Molti sono i motivi per cui una merce che in condizioni normali ha un basso valore economico, in altre situazioni può essere venduta molto cara, e viceversa. Un aumento della produttività dovuto all'introduzione di una nuova tecnologia permette di realizzare profitti temporaneamente superiori. Esistono poi diverse e mutevoli situazioni sociali e politiche che favoriscono alcune attività a scapito di altre. Diverse inoltre sono la capacità e l'abilità delle persone di produrre e contrattare, e diverse sono la fertilità e la disponibilità di risorse naturali delle diverse zone geografiche. Se un contadino a valle produce una quantità di grano doppia di quella che in montagna si ottiene con lo stesso tempo di lavoro, difficilmente il montanaro riuscirà a vendere il suo grano ad un prezzo doppio. Oppure, se un lavoratore lento produce una merce in un tempo maggiore di quello normalmente impiegato è improbabile, anche se non impossibile, che possa per questo trovare qualcuno disposto a pagare il suo prodotto ad un prezzo superiore.

A questo proposito bisogna notare che non è possibile, come propone Sraffa nel par. 10, "ridurre diverse qualità di lavoro ad equivalenti differenze di quantità di modo che ogni unità di lavoro riceva lo stesso salario". Così facendo, infatti, e prendendo come unità di misura del lavoro il lavoro semplice (come quello dei manovali, per esempio), il valore del prodotto lordo sarebbe ancora espresso, anche se per altre ragioni, da una quantità di tempo di lavoro superiore di quella che effettivamente lo produce. Variando la distribuzione, infatti, è il valore economico che cambia, non il valore creativo.
La quantità di tempo di lavoro prestato è un dato, e anche il modo in cui avviene la distribuzione, pur se non determinato da criteri oggettivi di equità, lo è. La grandezza dei coefficienti può essere il riconoscimento del contributo alla produzione o della effettiva utilità e qualità della merce prodotta, ma riguardando la distribuzione può anche essere dovuta a qualsiasi altra ragione. In ogni caso, siccome il denaro esprime immediatamente il diritto su una quantità di esistenza umana, questi coefficienti rappresentano l'equilibrio nei rapporti di forza fra gli individui e fra le classi.

Nelle relazioni incessanti fra le persone e con la natura, ogni espressione può venire sottoposta alla regolazione quantitativa. Si ha quindi una molteplicità di sistemi economici che si differenziano per la qualità, la quantità, la funzione e l'utilità delle merci prodotte e scambiate, le motivazioni delle attività che le producono e il modo in cui si produce, le leggi giuridiche che regolano l'attività economica e il sistema ideologico o religioso che gli fa da supporto morale. Il campo dell'economia perciò, nel suo aspetto concreto, varia secondo i luoghi e durante il tempo, e in questo senso, relativo, si può parlare di economie diverse fra loro. La priorità della quantità sulla qualità però è la caratteristica permanente e comune a tutti i sistemi di relazioni economiche, e la rappresentazione data si può adattare ad ognuno di essi.